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E’ venuta meno la “cultura” del turismo e dell’accoglienza

by Redazione
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Benzina a 2,70 euro il litro, tramezzino diviso in due a pagamento, qualche euro in più per un piatto (vuoto) supplementare: l’estate sarà ricordata per questi episodi.

Fatti che dovrebbero essere oggetto di attenzione della sola Guardia di Finanza e magari degli stessi colleghi di questi benzinai e di questi ristoratori.

Invece saranno proprio questi episodi a “segnare” la stagione estiva dell’Italia, a macchiare il lavoro di tanti imprenditori che si sbattono per la propria azienda e che devono pagare non solo per le azioni di pochi, ma anche per l’assenza di controlli.

Capita di recarsi nelle località dove il turismo è venerato e, col contributo di tutti, è elevato ad arte e scoprire che esiste un patto tra imprenditori: comportarsi al meglio, non cercare facili scorciatoie.

E’ stato possibile, in diverse circostanze, che si sia approfittato dei malcapitati turisti perché è venuta meno la “cultura” del turismo e dell’accoglienza, perché il “modo di comportarsi” è mutuato dai social dove prima si scrive, poi si ragiona, senza regole o remore.

Spiace scoprire che è consentito danneggiare l’immagine del Paese (di un Paese turistico) con comportamenti assurdi che rendono pochi euro, ma innescano danni di portata esponenzialmente maggiore.

Con questi pensieri mi accingo a vivere il Salone del Camper di Parma, ad immergermi nella realtà dell’abitar viaggiando, di un turismo responsabile e cosciente: guarderò con ancor maggior rispetto quello straordinario strumento che è la chiavetta di accensione.

Uno strumento che consente di mettere in moto e di andarsene da un’altra parte se il luogo nel quale ci si trova non ci rispetta, non ci piace e percepiamo ostile.

E’ uno strumento importante che serve a far capire che se non vengono isolate le mele marce, se non si stringe un patto per difendere il territorio e per valorizzarlo, se l’offerta non torna ad essere responsabile, se i “furbetti del tramezzino” non vengono costretti a cambiare registro, i turisti sceglieranno altre località.

E’ stato l’anno dell’Albania e degli altri Paesi dei Balcani: i prezzi più ragionevoli, un controllo pubblico sull’inflazione (lasciata libera di correre senza freni) hanno dirottato i flussi altrove.

Pensiamoci, ragioniamo su un dato che rimbalza suoi giornali: l’enorme differenza tra la crescita dei ricavi del settore turistico (giustificata con inflazione) e l’inflazione stessa: la differenza è enorme!

Non è solo lo Stato a far cassa sulle accise, ma anche di chi approfitta della crescita dei prezzi.

Perché in ogni circostanza c’è sempre chi ci guadagna e chi ci perde: nel nostro caso l’Italia, cioè tutti noi!

Beppe Tassone

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