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Che la nostra estate possa essere “normale” e pienamente appagante.

by Redazione
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C’è un termine che descrive l’estate che stiamo vivendo e che, questa volta, ha un significato negativo: troppo.

Strade troppo intasate, ristoranti troppo pieni, spiagge troppo frequentate, prezzi troppo alti, maleducazione troppo evidente: si potrebbe andare avanti all’infinito.

Che sia vero o meno, che sia usuale in una stagione turistica ininfluente: il commento ha sempre valenza negativa e viene contrapposto, questa volta, ad un altro termine, “normale”.

Traffico normale, prezzi nella norma, hotel e ristoranti pienamente fruibili, qualità della vita più che accettabile.

Il termine “troppo” è stato per tanto tempo alla moda, ricercato e vezzeggiato.

Ci si ricorderà di frasi come “Trooopo giusto” col numero delle “o” a sottolineare la soddisfazione, “troooppo bello”, “troooppo cool”.

Poi un’inversione di tendenza che rappresenta un nuovo approccio, peraltro per nulla inedito, al tempo libero.

Si cerca la normalità per ritrovare sé stessi e i propri famigliari, si predilige la qualità della vita, anche a spese di attrazioni invasive ed eccessivamente rumorose.

Si predilige il “bien vivre” alla calca, a quel “c’è il mondo” che un tempo era un segno distintivo.

Facciamo caso, quando la situazione si fa pesante, quando la ricerca di valori diventa essenziale per dare un senso alla propria esistenza, quando il riposo viene inteso non come caos continuo, ma come espressione di valori riscoperti dopo essere stati messi in un canto, il turismo plein air riprende quota e la normalità diviene un valore imprescindibile.

Me ne sto rendendo conto nella località marina dove trascorro le mie giornate: poco rumore, scarsa ressa, possibilità di entrare in un negozio, guardare la merce, informarsi senza essere vittima della calca e della frenesia di chi, pur avendo nulla da fare, teme di perdere il proprio tempo.

È piacevole vedere i bambini giocare con la sabbia o battagliare tra loro, senza che i vicini protestino subito per il disagio recato, è bello trascorrere le serate ammirando il tramonto senza luci invadenti che rendono tutto omogeneo e poco credibile.

Dà un senso alle cose potersi sedere su una panchina, all’ombra delle piante in un parco senza dover fare i conti con cartacce ed immondizia abbandonate da chi non ha rispetto né per sé stesso, né per gli altri.

Una ricerca di normalità, che viene sottolineata anche dai camper in sosta, dalle persone del posto che si confondono con i turisti, dalla voglia di tornare a parlare anche con chi si è incontrato accidentalmente.

Voglia di conoscere piccole località, di assaporare cibi sconosciuti, di lasciarsi ammaliare dai sapori e dai saperi di territori ai margini dei grossi flussi turistici.

L’augurio migliore? Che la nostra estate possa essere “normale” e pienamente appagante.

Lasciamo il “troppo” a chi, a forza di correre, perde il senso della vita e lascia scorrere al proprio fianco, senza accorgersene, quelli che sono valori veri.  (B.T.)

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